Quando mi stanco di questa vita e dei suoi problemi mi metto a testa in giù.
Me lo ha insegnato un fisioterapista, senza volerlo. Lui, in realtà, mi ha dato alcuni esercizi di riabilitazione un po’ dolorosi e io, per passare da una posizione all’altra, ho trovato una scorciatoia per cambiare postura e, per un attimo, mi trovo a testa in giù.
E’ insolito e piacevole. Molto interessante.
Durante le periodiche sedute di fisioterapia, in cui il tempo sembra stirarsi e allungarsi anch’esso, inizio ad aumentare i secondi di permanenza con il mondo sottosopra e devo dire che, dopo qualche assestamento, mi sento diversa.
Da alcuni anni la mia giornata è fatta di minuti a testa in giù. Non vedo solo il mondo sottosopra ma anche in obliquo.
Mi sposto, mi contorco, mi giro.
Osservo le stesse persone e cose ma in modo diverso.
In realtà non faccio altro che cambiare punto di vista.
Ci vuole un attimo ma il risultato è tutt’altro che ovvio.
Cosa vedrò alla festa per i 50 anni di Anffas Macerata Incontra?
Innanzitutto sento già che il suo contenuto sarà particolarmente prezioso.
Non avrò modo di mettermi a testa in giù o di traverso, a meno che non cada dai tacchi e spero davvero che non accada.
Però lo farò con il cuore. Sì, metterò il mio cuore sottosopra, di traverso, per obliquo, sulle ventitré.
Gli farò fare le capriole, le piroette e i balzi.
Tutto ciò mentre osserverò la mia città partecipare in un abbraccio rotondo a questa due giorni ricca di diversità e di amicizia; di difficoltà e di supporto; di silenzi e di ascolti.
Vivrò Anffas Macerata Incontra come un’occasione unica di condivisione della realtà e della storia di Anffas; di contatto e conoscenza; di inclusione e partecipazione.
Saranno occasioni di intrattenimento, in compagnia di chi vive, lavora, conosce, sostiene Anffas Macerata per l’impegno che promuove e per i valori che rappresenta.
Ascolterò racconti di autori, artisti, amici e tutti insieme – con vite dritte, storte, sottosopra e oblique – festeggeremo il 16 e 17 settembre i primi 50 anni di Anffas Macerata. Porterò a casa al rientro – frugando nelle tasche – un pezzetto di solidarietà.
Mi domanderò “cosa faccio io per gli altri?” E saprò rispondere.
Sarà insolito e piacevole. Molto interessante.
Paola Olmi